Note dal salone del libro di Torino

E anche quest’anno il salone del libro di Torino è finito!

Mario Pippia Salone del Libro

Sinceramente non so se esserne dispiaciuto oppure no. In fondo l’eccesso di offerta, per una semplice regola di mercato, porta a una diminuzione dei consumi.

Questo dipende, credo, dal fatto che il lettore appassionato, trovandosi davanti letteralmente decine, forse centinaia di migliaia di libri di tutti i generi, da toccare, annusare e coccolare, rischia di non sapere da dove cominciare e, per questo, non comincia proprio.

Vaga tra i vari stand, attratto dalle copertine oppure dal nome della casa editrice, rimbalza su ogni scaffale, prende, tocca, annusa e rimette a posto. A volte sfoglia qualche pagina, controlla la quarta di copertina e ripone l’oggetto del desiderio.

Deve prendere una serie di decisioni importantissime: dato per scontato che il budget è sempre tristemente limitato, all’interno di quelle pochissime centinaia di euro (facilmente molto meno) che è disposto a spendere, quali titoli prendere?

E se prendo questo libro, bellissimo, in offerta, ma poi ne trovo un altro che è ancora più bello o ancora più in offerta, come faccio? Forse è meglio se faccio un giro, prima di decidere di prendere questo. Magari però anche per il prossimo è così…

romanzo gialloInsomma, avete capito: il lettore appassionato non sa da dove cominciare, e come il proverbiale asino di Buridano, muore di inedia per non sapere se cominciare a mangiare o a bere. Ovviamente gli asini sono animali tutt’altro che stupidi, e chiunque frequenti una campagna in cui sono presenti questi equini, sa benissimo che l’asino se ha fame mangia e se ha sete beve, attingendo dal mucchio di fieno o dal secchio più vicini, senza porsi il problema del “cosa faccio prima”.

Mentre ero al Salone del Libro ho fatto due chiacchiere con Alberto Giachino, della Graphot Editrice, che ha pubblicato i miei primi lavori, e mi ha confermato l’impressione che avevo avuto: tanta gente, molti che si avvicinano, prendono, sfogliano, magari chiedono anche, ma pochi, pochissimi che si portano il libro a casa. Paura di sforare il budget, oppure erano lì solo per passare una giornata diversa dalle altre?

Non lo so, ma spero che la gente non sia così sciocca da spendere 10 euro per andare in un posto pieno di roba che non gli interessa. Ecco, adesso che l’ho scritto mi rendo conto che è una cosa perfettamente possibile. Purtroppo.

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