Il Vizio dell’Odio

In questo romanzo troverai diversi tipi di odio: quello di un padre verso l’uomo che, forse, ha rapito e ucciso suo figlio, che lo spinge a torturarlo per tredici, terribili anni, ma anche quello della moglie abbandonata che pensa che il marito sia da qualche parte a divertirsi, magari in dolce compagnia.

Molti definiscono l'”odio” come il contrario di “amore”. Personalmente non sono d’accordo: credo che il contrario di “amore” sia il disinteresse, perché il “sono contento che tu stia bene” ha come contrario il “non mi frega nulla che tu stia bene”.

Torniamo all’odio: cos’è? Perché esiste questo desiderio di annientamento, questa voglia frenetica di eliminare fisicamente qualcuno? È talmente radicato nella nostra psicologia, che anche quando smette di avere senso, l’odio rimane. Anche se scopriamo di non avere motivo per disprezzare qualcuno fino al punto di volerlo morto, l’odio rimane.

Perché l’odio è un vizio: fa male, ma fa stare bene. E in questi tredici anni c’è qualcosa che è rimasto in silenzio, nascosto, dormiente, in attesa di una piccola, insignificante scintilla. Qui ne avremo addirittura due: la prima è la morte per un banale infarto del dottor Setteconce, un tempo chirurgo dal tocco magico, la cui vita è stata sconvolta dal rapimento del figlio Giorgio, che non è mai stato ritrovato. La moglie non ha retto alla pressione e al dolore, e si è tolta la vita.

Lui, rimasto solo, muore nella sua casa nella collina di Pino Torinese. Dopo alcune settimane dalla sua scomparsa, dopo i funerali di Stato, alla presenza di televisioni, giornalisti, celebrità e politici assortiti, Polloni viene richiamato alla villetta, perché l’odore terribile che aveva fatto scoprire il corpo del medico, è ritornato e i vicini sono spaventati, perché “i morti bisogna lasciarli stare”, come dice uno di loro.

Polloni non crede nei fantasmi, e approfondisce la ricerca, scoprendo una cantina nascosta nel seminterrato della casa di Setteconce. Dentro, morto d’inedia, un uomo. Incatenato a una sedia, torturato per anni, abbandonato dal suo defunto aguzzino in una stanza insonorizzata in un luogo solitario, non ha potuto fare altro che urlare fino allo sfinimento, e morire di fame e sete.

Polloni continua a non credere nei fantasmi, ma si ritroverà a parlare con il cadavere della cantina, in una delle scene più macabre che ho mai scritto! La notizia del “corpo della cantina” di Setteconce diventa di dominio pubblico, apparendo su giornali e televisioni con dovizia di terribili particolari, e con immagini che riportano alla memoria il rapimento del piccolo Giorgio, avvenuto tredici anni prima.

Questa sarà la seconda scintilla: qualcuno comincerà a seguire le tracce del vecchio caso, rintracciando i protagonisti, nel bene e nel male, di quella tragedia. Uno per uno verranno eliminati, con odio irrefrenabile. Polloni dovrà correre contro il tempo, e mettere in gioco la propria vita, per riuscire a fermare questo assassino, che sembra essere guidato solo ed esclusivamente dall’odio febbrile di chi vuole sapere la verità, eliminando ogni ostacolo, in qualunque modo. E la verità sarà terribile, ve lo assicuro.

Cosa dice chi l’ha già letto

L'Amica dei Libri

Il vizio dell’odio di Mario Pippia è un thriller che vi lascerà a bocca aperta. La storia di un omicidio soltanto iniziale… collegata ad un rapimento di molti anni prima, in cui si mescolano paura, terrore, spunti horror, scene macabre e ad effetto, e tanto mistero. Consigliato!

GBKINDLE, utente Amazon

Un buonissimo giallo italiano scritto in modo molto scorrevole con una trama originale e ricca di colpi di scena senza trascurare situazioni leggere che rendono ancora più piacevole la lettura. Personaggi descritti e sviluppati in modo preciso e mai noioso, sembrando veri e non semplici figure da romanzo perfette senza macchia e senza paura. Il racconto scorre molto veloce senza cadute di ritmo né incongruenze o situazioni al limite dell’impossibile come spesso avviene in molti romanzi. Si segue passo passo l’indagine e si scopre l’intrigo insieme ai protagonisti, notevole il finale che………… Ho apprezzato la post fazione fatta dall’autore, una sorta di backstage che presenta ancora meglio le figure dei protagonisti e il perché di certe sue scelte a livello di trama.
Io ve lo consiglio è stato veramente bello e sicuramente leggerò altri libri di questo scrittore.

Catia, utente Amazon

Il libro è ben scritto, simpatico l’uso di alcuni vocaboli in dialetto piemontese. Bella l’idea dei “capitoli al contrario”, che raccontano la storia dal punto di vista di uno dei protagonisti. La storia tiene abbastanza in tensione il lettore per i successivi sviluppi, e alcuni colpi di scena sono totalmente inaspettati. Lo stile è fresco, pulito e per nulla splatter. Consiglio questo libro, che si legge tutto d’un fiato, agli amanti del giallo classico.

Roberto Pisanò, utente Amazon

Che dire? Mi è piaciuto! Bella idea, scritto in maniera semplice ma efficace, molto scorrevole senza inutili fronzoli. Da acquistare assolutamente. Ed ora non mi resta che leggere gli altri…

I commenti sono chiusi.